Uscire dal gas, una opzione 3 volte vincente: per il clima, la nostra sicurezza e il nostro portafogli

Uscire dal gas, una opzione 3 volte vincente: per il clima, la nostra sicurezza e il nostro portafogli

La drammatica situazione geopolitica a cui stiamo assistendo in queste settimane ha acceso i riflettori sull’importanza della indipendenza energetica dell’Italia e sui suoi legami con la transizione energetica.

L’Italia è il secondo Paese in Europa per consumi di gas naturale, dietro solo alla Germania (con oltre di venti milioni di abitanti in più), e il primo in assoluto se guardiamo alla sola produzione di elettricità (per il 50% prodotta con questo combustibile fossile). Per questo l‘Italia è uno dei Paesi europei più esposti alle conseguenze di questa grave congiuntura politica ed economica.

Qualcuno dice che l’Italia debba puntare di più sul gas naturale come combustibile di transizione per sostituire petrolio e carbone caratterizzati da maggiori emissioni di gas serra e perseguire i propri obiettivi climatici. Ma è davvero così? In realtà, come abbiamo raccontato in un recente articolo, a differenza di altri Paesi europei, l’Italia ha già concluso la sua transizione al gas: negli ultimi trent’anni il consumo complessivo di gas in Italia è cresciuto del 60% ed è più che triplicata la produzione elettrica da gas, a scapito dei consumi di petrolio e di carbone.

Se vogliamo centrare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi e i target climatici europei, in meno di un decennio il consumo complessivo di gas nazionale dovrà ridursi di ben il 30%, oltre 20 miliardi dimetri cubi in meno rispetto a oggi. Solo in questo modo potremo rispettare gli impegni internazionali sul clima facendo la nostra parte per limitare l’aumento della temperatura globale, aumentare la nostra indipendenza energetica con un minore ricorso alle importazioni dall’estero e al tempo stesso, grazie alla crescita delle fonti rinnovabili, alleggerire le bollette di famiglie e imprese.