Troppi pannelli solari in Sicilia? Sono meno che in Lombardia o in Veneto

Troppi pannelli solari in Sicilia? Sono meno che in Lombardia o in Veneto

DI ANDREA BARBABELLA, PUBBLICATO ORIGINARIAMENTE SU HUFFPOST

pannelli siciliaIn questi giorni ha fatto discutere l’iniziativa del presidente della Regione Sicilia, Renato Schifani, di sospendere le autorizzazioni per i nuovi impianti fotovoltaici. Alla base di questa decisione ci sarebbe un presunto danno arrecato all’ambiente, a cui si lega la mancata “compensazione economica” da parte degli operatori industriali lamentata dal presidente.

L’idea che un’eccessiva diffusione degli impianti fotovoltaici possa portare alla devastazione del paesaggio è uno dei cinque “falsi miti” che, proprio un anno fa su queste colonne, avevo indicato come veri e propri ostacoli culturali alla transizione energetica e che da alcuni mesi sono oggetto di analisi della piattaforma web appositamente sviluppata da Italy for Climate. Si tratta di un pregiudizio, quello del danno al paesaggio, molto più diffuso di quanto si possa pensare e proprio gli accadimenti di questi giorni sono li a dimostrarcelo.

Questo falso mito affondale sue radici, innanzitutto, nell’idea che per conseguire obiettivi sfidanti di decarbonizzazione dovremmo ricoprire una quantità insostenibile di territorio con pannelli fotovoltaici, deturpando irrimediabilmente il paesaggio e sottraendo superficie ad altri e più nobili usi. Ma è davvero così? Partiamo dall’analizzare il quanto, per poi approfondire anche il come.

La transizione energetica richiederà di elettrificare una parte consistente dei nostri consumi di energia, ad esempio nei trasporti sostituendo le alimentazioni tradizionali con veicoli a batteria o nelle nostre case rimpiazzando le caldaie a gas con pompe di calore. Questo porterà ad un aumento significativo della domanda di energia elettrica. Secondo gli scenari del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, da qui al 2050 potremmo arrivare quasi a raddoppiare i nostri consumi di energia elettrica, passando dai circa 320 miliardi di kWh all’anno ad oltre 500. Immaginando di voler soddisfare tutta questa domanda unicamente tramite rinnovabili e, in particolare, con il fotovoltaico, nei prossimi 25-30 anni dovremmo destinare a tale produzione qualcosa come 200 mila ettari di superficie. Tanto o poco? Si tratta all’incirca dello 0,7% della penisola, più o meno come la provincia di Ancona, ma ovviamente distribuita su tutto il territorio nazionale.

Non è un dato che assomiglia a “ricoprire il Paese di pannelli fotovoltaici”, ma non è neppure qualcosa da sottovalutare, senza occuparsi del come verranno realizzati questi impianti. Oltre alla richiesta di una superficie molto più estesa di quella che sarebbe necessaria, infatti, il falso mito del paesaggio si fonda anche sull’idea che quando parliamo di fotovoltaico parliamo quasi esclusivamente di impianti realizzati a terra, magari su terreni agricoli che, giustamente, dovrebbero essere tutelati perché assolvono un compito prioritario rispetto a quello della produzione di energia.

Partiamo dal quadro attuale. Dei circa 25 milioni di kW di impianti esistenti oggi in Italia, i due terzi sono su tetti o altre forme di copertura. Se guardiamo all’ultimo decennio, solo il 15% di tutti i nuovi impianti sono stati installati a terra. Oggi in Italia si contano circa 2 milioni di ettari di superficie edificata, ossia coperta da edifici, strade, parcheggi siti industriali etc. Basterebbe destinare un decimo di questa superficie al fotovoltaico per avere da questo tutta l’energia che ci serve da qui ai prossimi 20-30 anni. Non è, ovviamente, una cosa scontata, dipende da come regoleremo questo settore da qui ai prossimi anni. Ma diciamo che, anche nelle ipotesi più spinte di transizione alle rinnovabili, l’impatto sul paesaggio sembrerebbe gestibile.

Detto tutto questo, si potrebbe pensare che la situazione in Sicilia sia particolare, più grave di quanto accade a livello nazionale, tanto da giustificare una dura opposizione a nuovi impianti fotovoltaici. Al dicembre 2021 in Sicilia risultavano installati circa 1,5 milioni di chilowattora, ossia una densità di circa 60 chilowattora per chilometro quadrato a fronte dei 75 kW/kmq della media nazionale e di valori ben superiori ai 100 delle regioni più solarizzate. Nel 2022, anno di boom del fotovoltaico a livello nazionale, in Sicilia si sono installati circa 220 mila chilowatt di impianti, meno di regioni come Lombardia, Veneto o Emilia-Romagna, meno soleggiate e con rendimenti (e, quindi, ricavi) più bassi del 15-20% o anche di più. Se guardiamo alla densità dei soli impianti a terra a fine 2022, il dato è ancora inferiore alla media nazionale: in Sicilia questi impianti occupano l’equivalente dello 0,11% di tutta la Superficie agricola utilizzata, a fronte di una media italiana dello 0,13%.

A dicembre dello scorso anno, sempre con Italy for Climate, avevamo presentato la nuova edizione del Ranking delle Regioni per il clima: la Sicilia viaggiava a metà classifica, con un indicatore sul livello di rinnovabili – tutte, non solo quelle per produrre elettricità – identificato come critico. Nel 2020, ultimo aggiornamento disponibile, le rinnovabili avevano soddisfatto appena il 13,8% di tutto il fabbisogno di energia e la Sicilia era una delle tre Regioni, insieme a Liguria e Lazio, a non aver ancora raggiunto l’obiettivo di legge fissato per quell’anno.

Mentre in Europa è stato appena raggiunto l’accordo sui nuovi target per le fonti rinnovabili al 2030, che prevede di raddoppiarne il contributo in meno di un decennio, da noi i pregiudizi sulle fonti rinnovabili continuano a frenare questo settore e a impedire di cogliere le opportunità positive della transizione. Ad esempio, quella di ridurre la propria dipendenza, oltre che dai combustibili fossili, anche dalle importazioni di energia elettrica dalle altre Regioni, che in Sicilia nel 2021 hanno coperto il 20% del fabbisogno di elettricità.

Oppure quella di contrastare una delle principali minacce alla tutela del paesaggio, il cambiamento climatico, per una Regione in cui il 70% del territorio è classificato dall’Ispra a vulnerabilità ambientale medio-alta, di gran lunga il più alto valore in Italia. O, ancora, l’opportunità di fare della Regione un polo industriale per lo sviluppo delle fonti rinnovabili in Italia, magari cominciando proprio dalla nuova gigafactory di pannelli fotovoltaici di Enel Green Power che, a partire dal 2024, potrà consentire all’Italia di ridurre la dipendenza dall’import asiatico di questa tecnologia chiave della transizione e alla Sicilia di intercettare centinaia di milioni di euro di investimenti e centinaia di nuovi posti di lavoro.