14:49 #Milluminodimeno, ma l’Italia come è messa sul risparmio energetico?
Oggi 26 marzo ricorre M’illumino di meno, la Giornata del risparmio energetico e degli stili di vita sostenibili, lanciata da Caterpillar e Radio2 nel 2005. La popolare iniziativa mira a sensibilizzare il pubblico sul valore delle iniziative di risparmio energetico nelle abitudini quotidiane e l’edizione 2021 è dedicata al “Salto di Specie”, ovvero alla evoluzione ecologica nel nostro modo di vivere.
Ma l’Italia, com’è messa sui temi dell’efficienza energetica? Proviamo a rispondere prendendo come riferimento la fotografia scattata dall’Italy Climate Report 2020 e il percorso definito con la Roadmap per la neutralità climatica di Italy for Climate.
I consumi energetici (che comprendono i trasporti, i consumi termici e quelli elettrici) sono responsabili di circa l’80% delle emissioni totali di gas serra e dunque il miglioramento dell’efficienza energetica resta una delle leve di azione più efficaci per contrastare la crisi climatica. Nel contesto europeo, l’Italia è considerato un Paese con una buona performance di efficienza energetica, grazie a un fabbisogno energetico inferiore alla media europea e alle altre grandi economie (Francia, Germania e Spagna), sia in rapporto al PIL che alla popolazione. Tuttavia i miglioramenti conseguiti dall’Italia negli ultimi decenni sono stati inferiori rispetto agli altri grandi Paesi europei.
Secondo la Roadmap di I4C, per poter centrare gli obiettivi climatici, entro il 2030 il fabbisogno di energia dell’Italia dovrebbe ridursi di circa il 15% rispetto ai valori pre Covid-19, scendendo al di sotto delle 100 milioni di tonnellate di petrolio equivalente (tep): a un occhio poco esperto potrebbe sembrare un obiettivo facile da raggiungere ma non lo è affatto.
La fotografia del Paese nel suo complesso nasconde delle performance molto differenziate fra i diversi settori che contribuiscono al quadro energetico ed emissivo nazionale. Le Strategie climatiche settoriali presenti nella nostra Roadmap mirano proprio ad identificare il contributo specifico di ciascun settore, sia quello conseguito negli ultimi decenni che quello necessario per raggiungere gli obiettivi climatici.
Quello industriale è l’unico settore che ha ridotto in modo significativo i propri consumi di energia, con un taglio del 30% dal 1990 ad oggi; trent’anni fa era il primo settore per fabbisogno energetico mentre oggi è il terzo, dopo i trasporti e il residenziale. Grazie ai progressi sull’efficienza energetica, l’Industria ha dato il maggiore contributo al taglio delle emissioni di gas serra registrato in Italia negli ultimi trent’anni. E ovviamente potrà ancora migliorare queste performance, continuando a lavorare sull’efficientamento dei processi produttivi ma anche su una loro maggiore circolarità e sulla crescita delle fonti rinnovabili.
Nessuno degli altri settori, purtroppo, ha ridotto i propri consumi energetici negli ultimi decenni e addirittura, in alcuni casi, li hanno significativamente aumentati.
Residenziale e Terziario (cioè servizi e commercio), sono i settori che negli ultimi trent’anni hanno aumentato di più i propri consumi energetici (del 23% il primo e addirittura del 135% il secondo). Le principali motivazioni che spiegano questo trend negativo sono in gran parte riconducibili agli scarsi miglioramenti nelle prestazioni energetiche degli edifici, siano essi abitazioni private o uffici, scuole etc. Intervenire su questo aspetto (grazie, ad esempio, agli interventi di riqualificazione “a pieno edificio” con il cd. cappotto termico) appare oggi la principale leva per abbattere i consumi energetici e le relative emissioni di gas serra degli edifici. A questo si aggiungono, ovviamente, anche a tutte le piccole e grandi abitudini quotidiane di risparmio energetico promosse da M’illumino di meno, anche con il supporto della tecnologica e della crescente elettrificazione di tutti i nostri consumi domestici.
L’altro settore chiave su cui puntare con misure di efficientamento energetico nel prossimo decennio è certamente quello dei Trasporti, che oggi è il primo settore per consumi energetici in Italia e che dal 1990 ha aumentato i consumi di energia del 9%. L’Italia è uno dei Paesi con il più alto tasso di motorizzazione in Europa (cioè con numero di automobili in rapporto alla popolazione) e il risparmio energetico di questo settore dovrà passare inevitabilmente per una drastica riduzione del numero di autovetture private e la diffusione di altre modalità con cui soddisfare il nostro bisogno di mobilità, soprattutto nelle aree urbane: multi-modalità (che significa effettuare uno spostamento con diversi mezzi di trasporto pubblici o privati), mobilità condivisa (trasporto pubblico e collettivo, nuove forme di sharing mobility), mobilità ciclopedonale, tanto per citarne alcune, potranno rivoluzionare il nostro modo di muoverci, e chissà che la nuova quotidianità imposta dalla pandemia di questi mesi non possa aver già dato un inaspettato ma prezioso contributo.