La tutela del clima come diritto costituzionale per i giovani: sfide e opportunità

La tutela del clima come diritto costituzionale per i giovani: sfide e opportunità

È possibile annoverare la tutela del clima fra i diritti costituzionali e inviolabili delle nuove generazioni, che saranno quelle più colpite dagli impatti della crisi climatica? Con quali strumenti, e sulla base di quali principi costituzionali, si potrebbe garantire il rispetto di questo diritto nell’ordinamento legislativo italiano?

Il tema è stato affrontato nell’ambito di un seminario organizzato da Italy for Climate, in collaborazione con l’Università Bocconi, che si è svolto a Milano in occasione della pre-Cop e di Youth4Climate (la COP dei giovani), e che ha visto la partecipazione di esperti, rappresentanti delle istituzioni, dei movimenti ambientalisti giovanili e degli studenti.

Il seminario ha preso spunto dalla storica sentenza del 29 aprile con cui la Corte costituzionale tedesca ha censurato la Legge sul clima adottata dalla Germania a fine 2019, che prevedeva un taglio delle emissioni del 55% al 2030 (rispetto al 1990), costringendo così il Governo tedesco a rivedere al rialzo le proprie ambizioni in materia di lotta al cambiamento climatico al 2030 e indicando le ulteriori misure e tappe intermedie per arrivare alla neutralità climatica al 2050.

All’evento sono intervenuti Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, Giovanni Maria Flick, Presidente Emerito della Corte costituzionale italiana, Edoardo Croci e Graziella Romeo, rispettivamente Direttore dell’osservatorio green economy e costituzionalista comparatista dell’Università Bocconi, Paola Brambilla, della Fondazione Cariplo, Giacomo Levoni, di Green light for Business, e Tiziana Benedetta Bandini, attivista di Fridays for Future.

Edoardo Croci, introducendo il seminario, ha commentato gli ultimi trend globali sulle emissioni e presentato un quadro generale sugli impegni e sui progressi per raggiungere la neutralità climatica. Edo Ronchi ha poi illustrato le principali motivazioni alla base della sentenza della Corte costituzionale tedesca. Una prima riconducibile al principio di giustizia intergenerazionale, che si ritrova chiaramente nel passaggio della sentenza che recita: “Alle generazioni presenti non dovrebbe essere consentito di consumare gran parte del budget di CO2, con un onere di riduzione relativamente lieve, se ciò lascia alle generazioni successive un onere di riduzione radicale”. Una seconda motivazione si ritrova nella minaccia rappresentata dal cambiamento climatico alla libertà individuale (si è richiamato a tal proposito anche l’impatto della pandemia): “Praticamente ogni tipo di libertà – scrive, infatti, la Corte – potrebbe essere condizionata da queste future riduzioni obbligatorie, perché quasi tutti gli aspetti della vita umana sono ancora associati all’emissione di gas serra e quindi sono minacciati dalle restrizioni drastiche che si dovranno fare dopo il 2030”. La terza motivazione è da ricondurre al fatto che la crisi climatica sia una crisi globale non può essere, come affermano alcuni, motivo di inazione da parte di un singolo Paese: “Lo Stato non può evadere la sua responsabilità puntando sulla riduzione dei gas serra in altri Stati” recita ancora l’Alta corte.

Successivamente Giovanni Maria Flick ha sottolineato che anche applicando la Costituzione italiana sarebbe già possibile riconoscere la protezione del clima e quella delle future generazioni così come è avvenuto con la pronuncia della Corte tedesca. Come emerso durante il dibattito, in particolare con l’intervento di Paola Brambilla, il cambiamento climatico si caratterizza anche come una minaccia per la salute, come evidenziato da un rapporto dell’Ispra sugli impatti sanitari della crisi climatica. Tiziana Bandini, attivista di Fridays for Future, ha inoltre ricordato che il diritto alla tutela del clima delle nuove generazioni rientra a pieno titolo nei principi di equità, sia intergenerazionale che planetaria, richiamati dallo stesso Accordo di Parigi.

Non sarebbe quindi necessario realizzare modifiche costituzionali per assicurare una più efficace tutela del clima, con maggiore attenzione a non scaricare sui giovani i maggiori costi di un rinvio degli interventi: una modifica costituzionale richiederebbe tempi, solitamente, non brevi e potrebbe avere esiti, sul piano dei contenuti, incerti o poco incisivi. In Italia – ha osservato a conclusione del seminario Edo Ronchi – ciò che più servirebbe non è una modifica costituzionale, ma una Legge per la protezione del clima, presente invece in Germania (e appunto censurata dalla Corte costituzionale) in Francia, Spagna e Regno Unito. Una Legge che consenta al sistema Paese di assumere un target intermedio al 2030 ma anche, come ci insegna la lezione della Corte costituzionale tedesca, di definire un percorso credibile verso l’obiettivo della neutralità carbonica entro metà del secolo, indicando specifiche roadmap per i diversi settori, coinvolgendo Regioni ed enti locali in questo percorso, e istituendo un organo tecnico, indipendente dalla politica, che monitori i reali progressi e vigili espressamente sul rispetto della Legge.

Rivedi il seminario:

Scarica le presentazioni degli interventi:

Edoardo Croci – Gli strumenti per la neutralità climatica
Edo Ronchi – La crisi climatica: una sfida intergenerazionale
Paola Brambilla – La tutela del clima nella prospettiva del rischio per la salute pubblica
Graziella Romeo – La tutela del clima come diritto costituzionale
Giacomo Levoni – La tutela del clima come diritto costituzionale
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