18:53 Gli highlights 2021 di Italy for Climate: che anno è stato quello appena trascorso?
di Andrea Barbabella, coordinatore di Italy for Climate
Quello che volge al termine è stato un anno ricco di accadimenti, in cui, nonostante la pandemia abbia comprensibilmente occupato buona parte dei palinsesti mediatici, si è parlato molto – nel bene e nel male – anche di clima. Con Italy for Climate durante tutto l’anno abbiamo lavorato organizzando eventi e iniziative, elaborando analisi e approfondimenti, promuovendo confronti continui con gli stakeholder per alimentare un dibattito nazionale sul clima informato e credibile. In chiusura dell’anno ripercorriamo alcune di queste tappe, dalla Conferenza di Glasgow “dolceamara”, al protagonismo dei giovani ma anche di imprese e territori, fino al ruolo dell’Italia. In attesa che il nuovo anno realizzi almeno alcune delle promesse fatte dal vecchio.
Glasgow dolceamara
Il 2021, certamente, è stato l’anno della tanto attesa COP26 di Glasgow, la ventiseiesima Conferenza delle Parti della Convenzione quadro sul cambiamento climatico, arrivata con un anno di ritardo a causa della pandemia. Era la conferenza, della quale il Governo italiano era co-organizzatore insieme a quello britannico, che doveva sancire l’entrata in vigore dell’Accordo di Parigi del 2015, definendone i dettagli operativi. Vista la rilevanza dell’evento, con Italy for Climate abbiamo lanciato il bollettino “COP26 day by day – Lettere da Glasgow” che, attraverso i resoconti di Antonio Cianciullo, giornalista inviato sul campo, e di Toni Federico, direttore del Comitato tecnico-scientifico della Fondazione, ha raccontato ogni giorno i successi e gli insuccessi della trattativa in corso. Ci si aspettava certamente qualcosa in più, specie dai Governi che invece si sono presentati a questo appuntamento con ambizioni del tutto inadeguate: come abbiamo più volte sottolineato, a fronte dell’obiettivo, esplicitamente richiamato per la prima volta nel Glasgow Climate Pact, di tagliare le emissioni mondiali di gas serra del 45% entro il 2030 (rispetto al 2010), la somma degli impegni presentati dai Governi firmatari dell’accordo di Parigi porterebbe addirittura ad un aumento delle stesse di quasi il 14%. Certamente l’evento di Glasgow ha avuto il merito di accendere i riflettori dei media sulla crisi climatica, anche in un Paese come il nostro, caratterizzato da un dibattito sul tema, tradizionalmente meno vivace e rigoroso di altre economie europee. Ma non si può dire che fosse questo l’obiettivo.
Non solo Governi
A Glasgow è emersa con forza l’importanza del ruolo che stanno via via assumendo i così detti “attori non governativi”, come le imprese, gli istituti finanziari, le Regioni, gli Enti locali etc. Questi per la prima volta nella storia sono stati coinvolti in modo ufficiale, non più solo tramite side-event più o meno collaterali, nei lavori della COP attraverso due recenti iniziative, Race to zero e Race to resilience. È un passaggio importante perché in qualche modo sancisce che la corsa verso la neutralità climatica non è solo materia di accordi governativi internazionali – spesso difficili, lenti e vischiosi – ma passa anche attraverso il coinvolgimento di soggetti pubblici e privati che possono dare un contributo importante nella “gara” verso la neutralità climatica. Per questo, in collaborazione con l’Ambasciata britannica, con Italy for Climate abbiamo avviato una campagna per promuovere anche in Italia queste iniziative, organizzando incontri sul tema e attivando una pagina web dedicata per chi volesse approfondire queste iniziative. Sempre nell’ambito dei c.d. attori non governativi, è cresciuta l’attenzione anche verso il ruolo delle Regioni nel percorso verso la neutralità climatica e nella necessità di un loro maggiore coinvolgimento. Questo dibattito è stato trainato anche dalle difficoltà connesse allo sviluppo delle rinnovabili, a cominciare da quelle elettriche, ma è in realtà molto più ampio avendo in mano le Amministrazioni regionali molte importanti leve della transizione, dalla pianificazione energetica a quella dei trasporti solo per fare degli esempi. Per questo a settembre abbiamo realizzato, in collaborazione con Ispra, il primo ranking sulle performance climatiche delle Regioni italiane, analizzandone le prestazioni in termini di emissioni di gas serra, di consumi di energia e di sviluppo delle fonti rinnovabili: possiamo dire che il quadro che ne è emerso, che potrebbe ampliare un dibattito in materia purtroppo ancora troppo circoscritto a esperti e addetti ai lavori, non può certamente dirsi scontato.
Giovani crescono
Anche il 2021 è stato caratterizzato dall’impegno dei giovani sul clima, cresciuto ancora rispetto agli anni precedenti, così come la voce delle loro forme di protesta. Si tratta di un fenomeno che si è andato affermando negli ultimissimi anni e che sta avendo un ruolo importante non solo nella sensibilizzazione della opinione pubblica, ma probabilmente anche nelle scelte degli stessi Governi. Anche per questo, durante la pre-COP dedicata ai giovani tenutasi a Milano, siamo stati presenti come Italy for Climate organizzando un incontro con i giovani, in collaborazione con l’università Bocconi, per discutere della storica sentenza della Corte costituzionale tedesca che, di fatto, ha bocciato la legge sul clima del Governo Merkel del 2019 perché valutata troppo poco ambiziosa. Ma la cosa davvero interessante è stata poter analizzare e discutere con esperti e ragazzi le motivazioni alla base di questa sentenza. Innanzitutto il fatto che il cambiamento climatico lede le libertà dei singoli individui, la cui tutela è alla base della Costituzione tedesca come di quella italiana, e in particolare delle giovani generazioni, su cui ricadranno gli effetti negativi di un impegno insufficiente dei Governi attuali. Ma anche il principio che i Governi hanno la responsabilità di difendere la libertà delle giovani generazioni facendo tutto quello che possono per arrestare il cambiamento climatico, indipendentemente dalle scelte di altri Governi e senza necessariamente aspettare che tutti si muovano in tal senso.
E l’Italia?
Forse è proprio questo uno dei messaggi più importanti di quest’anno che volge al termine, che ci ha ispirato nella organizzazione della nostra seconda Conferenza nazionale sul clima, nella quale ci siamo concentrati appunto sullo stato e sulle prospettive per il nostro Paese: stiamo facendo abbastanza, come Paese, per contrastare la crisi climatica? E cosa potremmo fare di più per allineare il Paese agli obiettivi di neutralità climatica, tutelando le presenti e le future generazioni?
L’anteprima dei dati contenuti nell’Italy Climate Report 2021 ha evidenziato, purtroppo, scarsi progressi compiuti dell’Italia negli ultimi anni. Anni in cui, nonostante la crisi indotta dalla pandemia abbia generato il calo delle emissioni più imponente dal dopoguerra a oggi, il percorso virtuoso avviato nel 2005, che nel decennio successivo aveva portato a tagliare in media ogni anno quasi 20 milioni di tonnellate di gas serra, si è arrestato. Tra il 2014 e il 2021, racconta il report, in Italia le emissioni si sono ridotte mediamente di circa 3 milioni di tonnellate per anno, nonostante la crisi della pandemia. Gli obiettivi elaborati nell’ambito della Roadmap climatica nazionale, discussi nell’ambito di una seduta speciale del nostro Stakeholder forum sul clima con i rappresentanti dei diversi settori dell’economia e della società, sono chiari: per tagliare le emissioni nazionali del 55% entro il 2030 e rimettere il Paese sul percorso verso la neutralità climatica entro la metà del secolo, dovremmo tornare a correre come siamo stati capaci di fare in quel decennio virtuoso, tagliando ogni anno quasi 20 milioni di tonnellate di gas serra. Questa Roadmap traduce a scala nazionale l’impegno sul clima dell’Unione europea, forse il più avanzato nel panorama internazionale, con il pacchetto “Fit for 55” che ha segnato, forse anche più della conferenza mondiale sul clima, l’anno che volge al termine. Ma cosa dovremmo fare per rilanciare il processo di decarbonizzazione in Italia? Proprio questo è stato l’oggetto della sessione istituzionale della mattina, in cui Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile e primo promotore di Italy for Climate, presentando quelli che dovrebbero essere i lineamenti di una Legge nazionale per la protezione sul clima e ricordando che l’Italia è l’unica grande economia in Europa a non avere una Legge sul clima, ha lanciato un chiaro messaggio: “L’Italia deve fare di più, varando una Legge per la protezione del clima che renda legalmente vincolanti e aggiornati i suoi target climatici che andranno declinati anche per i principali settori economici: industria, trasporti, agricoltura ed edifici. Solo attraverso una fonte giuridica di livello legislativo, votata dal Parlamento, è possibile stabilire obiettivi ambiziosi e condivisi, non soggetti a facili modifiche o cambi di direzione”.
E ora… 2022!
E il nuovo anno che ci aspetta? Saprà raccogliere l’eredità di quello appena trascorso e trasformare le tante parole spese finalmente in fatti? Se dovessimo immaginarci tra dodici mesi, quale metro potremmo adottare per valutare il nuovo anno appena trascorso? Avremo certamente modo di rifletterci, ma intanto qualche idea ce la siamo fatta. Ad esempio potremo verificare se il processo di decarbonizzazione dell’Italia sarà finalmente ripartito, con un taglio significativo delle emissioni e una crescita – finalmente degna di questo nome – delle fonti rinnovabili. Oppure se alla prossima COP27 in Egitto i Governi di tutto il mondo, Italia inclusa, si saranno presentati con nuovi e più ambiziosi impegni, finalmente in linea con l’obiettivo dell’Accordo di Parigi. O ancora se finalmente avremo assistito anche in Italia a un nuovo tipo di dibattito sul clima e l’energia, al cui centro non ci sia più l’interrogativo se sia davvero necessario tagliare le emissioni, promuovere l’efficienza energetica, far crescere le rinnovabili, ma piuttosto cosa si debba fare per far si che ciò accada. E infine, senza ombra di dubbio, se il Governo si sarà deciso a varare, finalmente anche in Italia, una Legge per la protezione del clima degna della sfida che ci attende. È questo il nostro augurio per il nuovo anno. Buon 2022 a tutti!