Scarsa informazione e pregiudizi: cosa frena davvero la corsa delle rinnovabili in Italia

Scarsa informazione e pregiudizi: cosa frena davvero la corsa delle rinnovabili in Italia

DI ANDREA BARBABELLA, PUBBLICATO ORIGINARIAMENTE SU GREEN&BLUE, LA REPUBBLICA

Nel 2022, l’anno della crisi energetica che avrebbe dovuto mettere le ali ai piedi delle rinnovabili, in Italia queste hanno prodotto poco più di 100 miliardi di kWh (TWh), appena il 35% della produzione nazionale. È il dato più basso dal 2014, l’anno dei record, in cui le rinnovabili arrivarono a coprire il 43% della produzione nazionale. Determinante è stata la crisi dell’idroelettrico, la prima fonte rinnovabile in Italia, che proprio nel 2014 aveva fatto segnare il record di produzione, con quasi 60 TWh, e che nel 2022, a causa della siccità, ha toccato il suo punto più basso, con meno di 30 TWh: per ritrovare valori simili bisogna ritornare agli anni ’50 del secolo scorso, quando però la potenza installata era un terzo di quella attuale. Dal 2014 al 2022 la produzione di elettricità da geotermia e da biomasse è rimasta praticamente invariata e solo eolico e fotovoltaico sono cresciuti, passando da 37 a 48 TWh. Troppo poco, purtroppo, per compensare la crisi dell’idroelettrico e, soprattutto, per metterci in carreggiata verso l’obiettivo al 2030, anno in cui la produzione di elettricità da fonti rinnovabili in Italia dovrebbe essere più del doppio di oggi.

Eppure il 2022 è stato salutato da alcuni come l’anno della ripresa per eolico e fotovoltaico, le due tecnologie che dovrebbero sostenere il grosso della crescita attesa (o meglio, auspicata!) nei prossimi anni. Secondo l’ultimo aggiornamento di Terna, nell’anno da poco concluso sarebbero stati installati, infatti, circa 3 GW di nuovi impianti eolici e fotovoltaici, contro gli 1,4 dell’anno precedente. In realtà, nonostante il raddoppio della nuova potenza installata, il 2022 è stato un altro anno perso per le rinnovabili. Era l’anno in cui, secondo il Governo allora in carica, avremmo centrato l’obiettivo (minimo) dei 5 GW di nuovi impianti, ma sapendo che già a partire dall’anno successivo, ossia quello in corso, questo valore sarebbe almeno dovuto raddoppiare. In altri termini, nel 2022 siamo andati a un terzo della velocità che sarebbe stata necessaria. E ogni singolo anno che passa in cui non raggiungiamo la velocità di crociera, ci porta a dover aumentare il passo in quello successivo.

Perché in Italia, nonostante una situazione contingente teoricamente favorevole a causa dei prezzi elevati dei combustibili fossili, le fonti rinnovabili continuano a restare al palo, facendo del nostro Paese fanalino di coda tra le altre grandi economie europee? Gli operatori del settore denunciano da anni una serie di ostacoli che frenano le realizzazioni di nuovi impianti, ostacoli che vanno da iter amministrativi troppo lunghi e complessi al blocco indiscriminato operato dalle Sovrintendenze, con alcune Regioni italiane che sono arrivate addirittura a mettere in campo vere e proprie moratorie contro nuovi impianti rinnovabili. Eppure, nonostante tutti abbiano oramai chiari gli impatti drammatici della crisi climatica in corso e, forse, anche gli obiettivi da raggiungere in campo energetico da qui a pochi anni, poco o nulla si è ancora mosso.

Ascoltando il dibattito pubblico degli ultimi mesi in cui, a causa della crisi dei prezzi e degli approvvigionamenti, il tema energetico, tradizionalmente relegato ad angusti spazi per addetti ai lavori, è diventato mainstream, è apparso sempre più evidente un ostacolo più profondo, che probabilmente alimenta quelli citati in precedenza. Si tratta del deficit culturale che caratterizza non solo il dibattito pubblico, quello inscenato dai grandi media generalisti e dai talk show, ma anche il pensiero di molti decisori politici, rappresentanti del mondo dell’informazione o comuni cittadini. È un deficit legato spesso a una conoscenza sommaria o datata dei temi trattati, che induce a pensare, più o meno consciamente, che le rinnovabili siano in realtà una risposta insufficiente, se non addirittura del tutto sbagliata, alla crisi che stiamo vivendo. Perché, ad esempio, farne troppe potrebbe portare ad aumentare e non a ridurre le nostre bollette, o perché si rischierebbe di distruggere paesaggio e posti di lavoro, o perché semplicemente un Paese industrializzato come l’Italia alimentato solo da elettricità rinnovabile tecnicamente non potrebbe esistere. Per sbloccare l’incredibile potenziale delle fonti rinnovabili nel nostro Paese dobbiamo colmare questo deficit culturale, affrontando uno per uno i pregiudizi su queste tecnologie che albergano nell’animo di molte più persone di quante, forse, potremmo immaginare.

Per questo con Italy for Climate abbiamo lanciato da alcuni mesi la campagna “Falsi miti” e inaugurato una piattaforma a cui, chiunque voglia informarsi ed aggiornarsi, può accedere liberamente. La piattaforma contiene i principali falsi miti che hanno caratterizzato il dibattito degli ultimi mesi e, attraverso un elenco di semplici domande, tenta di fare chiarezza in modo comprensibile e ben referenziato. Ci auguriamo che questa, insieme ad altre iniziative simili che stanno nascendo, possa aiutare a costruire un dibattito pubblico più informato e sereno e a mettere in campo, con una nuova determinazione, quelle azioni necessarie a portare le rinnovabili alla giusta velocità di crociera.