Giorno 11, COP26 DAY BY DAY – Lettere da Glasgow

Giorno 11, COP26 DAY BY DAY – Lettere da Glasgow

La Cop26 lancia la sfida: taglio del 45% dei gas serra entro il 2030. Ma per l’Italia la strada è lunga

di Antonio Cianciullo

 

Glasgow ha segnato un punto e passa la palla: ora tocca ai governi fare leggi e norme coerenti con gli impegni presi. E’ questa la sintesi delle due settimane di conferenza sul clima che si sono concluse dopo 24 ore di tempi supplementari con l’approvazione del documento finale.

Come spesso capita alle Cop, l’intensità emotiva della prova è andata aumentando con il passare dei giorni e, nella giornata conclusiva, con il passare delle ore. “Possiamo tornare alle nostre isole di origine, alle nostre comunità, senza niente?”, ha detto Tina Stege, inviata per il clima delle Isole Marshall, nell’assemblea plenaria convocata per valutare il documento conclusivo. “Non sono disposta a partire da qui senza niente”.

Per non andare via senza niente il fronte dei Paesi che più si sono impegnati per accelerare la decarbonizzazione della società hanno dovuto inghiottire un boccone amaro. Nel testo finale Il passaggio in cui si sollecitava l’eliminazione dei sussidi ai combustibili fossili è stato annacquato due volte. Prima aggiungendo l’aggettivo “inefficienti” (poco chiaro dal punto di vista logico). Poi cambiando “eliminazione” con “rallentamento”.

E’ stato un colpo di mano guidato da Cina e India che ha suscitato forti proteste da parte degli Stati formati da arcipelaghi a pelo d’acqua, della Svizzera e dell’Unione europea. Ma è stato grazie a questo compromesso che si è salvata la struttura di un accordo che fa fare al processo di fuoriuscita dall’economia dei fossili un passo avanti di una certa consistenza.

Il Glasgow Climate Pact, approvato ieri sera da più di 190 Paesi, segna alcuni punti fermi inediti nelle conferenze Onu. Il punto di partenza è l’obiettivo dal punto di vista della sicurezza. L’accordo di Parigi aveva fissato una forchetta: un traguardo minimo (stare ben sotto i due gradi di aumento rispetto all’era pre industriale) e un traguardo massimo (non superare la soglia di 1,5 gradi). Ora l’attenzione si sposta tutta sul tentativo di stare entro 1,5 gradi.

Di conseguenza si adegua la richiesta di taglio delle emissioni. Per la prima volta in un documento Onu si fissa l’obiettivo di un taglio del 45% delle emissioni serra rispetto al 2010 da raggiungere entro il 2030. Un obiettivo ambizioso ma indispensabile se si vuole tenere aperta la finestra di 1,5 gradi, il livello che gli scienziati giudicano necessario per contenere i danni climatici a un livello che non mini le fondamenta della nostra società.

Già, ma come si arriva a un taglio delle emissioni serra di queste proporzioni? Certo non con una corsa negli ultimi due o tre anni: bisogna far partire immediatamente un programma coerente e progressivo. Basato – è la base dell’Accordo di Parigi – sugli impegni volontari degli Stati.

Questi impegni al momento sono del tutto inadeguati. Lo dice il Glasgow Climate Pact: con le misure finora adottate dai governi si arriverebbe a una crescita delle emissioni del 13,7% al 2030 rispetto al 2010. Crescita non diminuzione. Facendo una banale somma si scopre che per fare i compiti a casa i governi devono tagliare – rispetto all’andamento attuale quasi il 60% delle emissioni che, in assenza di interventi, avverrebbero tra 9 anni. Per questo la Cop26 ha deciso di fare, a partire dal prossimo anno, un incontro di alto livello annuale per allineare i piani operativi dei governi e gli obiettivi sottoscritti dagli stessi governi.

“E’ un gap pesante e richiede che ogni Paese faccia con cura i suoi conti”, spiega Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile e promotore di Italy for Climate. “Questo è il decennio chiave, non c’è più un giorno da perdere. “L’Italia ha ridotto le emissioni di circa il 20% tra il 1990 e oggi. Tra oggi e il 2030, in nove anni, ci aspetta un taglio decisamente superiore. Per questo il 2 dicembre come Italy for Climate abbiamo convocato una conferenza nazionale sul clima e chiediamo che sia varata anche in Italia una legge per la protezione del clima”.

La buona notizia è che il sistema di alleanze attorno al progetto di tutela dell’atmosfera sta crescendo. Alla Cop26 per la prima volta associazioni, enti locali, Regioni e imprese hanno avuto un ruolo da protagonisti. E’ il progetto Race to zero lanciato dalle Nazioni Unite per dare voci agli attori non istituzionali del cambiamento. La partita è dura, ma la squadra si rafforza per il secondo tempo, quello che si giocherà alla prossima Cop, quando si tratterà di allineare obiettivi pratici e teorici.

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