19:30 La crisi energetica rilancia il dibattito sul nucleare, ecco quanto costa davvero
Editoriale a cura di Andrea Barbabella, articolo originale su Huffpost
Nel dibattito nazionale sull’energia, alimentato negli ultimi mesi dagli effetti dell’aumento dei prezzi dei combustibili fossili e delle tensioni geopolitiche con la Russia, da un po’ di tempo è rispuntata fuori l’opzione nucleare. E una delle leve su cui i fautori di questa tecnologia puntano è il fatto che possa contribuire in modo rilevante a ridurre i costi delle nostre bollette. Ma è davvero così?
Come premessa bisogna dire che quella dei reali costi del nucleare è sempre stata una materia difficile, per vari motivi. Perché è tradizionalmente appannaggio di un ristretto manipolo di grandissimi gruppi industriali che, spesso, non hanno piacere di condividere dati economici riguardo tecnologie tanto delicate. Perché il nucleare cosiddetto civile, ossia destinato alla generazione elettrica, è sempre stato legato a doppio filo alla filiera del nucleare militare e dire dove finivano i conti di uno e cominciavano quelli dell’altro non è mai stato facile. Perché alcuni costi, legati ad esempio alla gestione delle scorie o alla dismissione delle centrali a fine vita, costi da cui dipende quello del kWh prodotto nella fase di esercizio, sono ancora oggi difficili da valutare mancando ancora soluzioni e tecnologie consolidate e applicabili ovunque.
Tutte queste variabili e ambiti di incertezza hanno spesso portato a disporre di stime sui costi dell’energia nucleare anche molto diverse tra loro e di non facile lettura. Facciamo un esempio concreto. L’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) nella sua principale pubblicazione annuale, il World Energy Outlook 2021, pubblica una stima del costo del chilowattora (kWh) da nucleare in Europa nel 2020 di 15 centesimi di dollaro (utilizzando l’approccio del costo livellato della generazione elettrica necessario per confrontare tecnologie diverse). Si tratta di un costo decisamente alto e circa tre volte quello del kWh prodotto da eolico e fotovoltaico. La stessa IEA in un altro lavoro (Projected costs of generating electricity 2020), oltre a ritoccare leggermente al rialzo i prezzi delle rinnovabili, fornisce una stima molto bassa del costo di generazione da nucleare, con circa 7 centesimi di dollaro per un kWh. Non è sfuggito ad alcuni che quest’ultimo documento sia stato realizzato in collaborazione con la Nuclear Energy Agency dell’Ocse.
Il costo del kWh da nucleare, come quello delle rinnovabili e diversamente da quello delle centrali fossili, dipende quasi integralmente dal costo di realizzazione della centrale (e da alcune ipotesi a contorno che si fanno ad esempio sul tasso di sconto o valutazioni simili da economisti). In linea molto generale possiamo dire che i 15 centesimi di dollaro per kWh presuppongono un costo di realizzazione della centrale di 6.000-7.000 dollari per ogni chilowatt di potenza installata. Per scendere a 7 centesimi di dollari per kWh bisogna diciamo arrivare a circa la metà. E per raggiungere il costo attuale di eolico e fotovoltaico, ossia introno a 5-6 centesimi di dollari per kWh bisogna stare attorno ai 2.000 dollari per kW di potenza come costo di costruzione. Ma quale può essere allora un costo verosimile per una nuova centrale realizzata in Europa?
Per provare a rispondere a questa domanda la cosa più sensata è basarsi sui dati degli ultimi impianti realizzati o di quelli in fase di realizzazione. Possiamo farlo ancora una volta prendendo i dati da un recentissimo lavoro sempre della IEA dal titolo apparentemente rassicurante: Nuclear Power and Secure Energy Transitions. La centrale finlandese di Olkiluoto, da pochissimo entrata in funzione dopo 17 anni dall’inizio dei lavori (contro i 5 che sarebbero stati sufficienti secondo il progetto originario), è costata alla fine circa 6.000 dollari per kW di potenza installata. La centrale francese di Flamanville, che dovrebbe entrare in esercizio il prossimo anno anch’essa con un ritardo simile all’impianto finlandese, alla fine avrà un costo attualmente stimato di 9.000 per chilowatt di potenza installata. Quindi, sulla base di costi reali di impianti appena realizzati o in corso di realizzazione in Europa, dovremmo avere un costo del kWh di 15 centesimi di dollaro per la centrale finlandese e, nel caso francese, ancora superiore. Nel caso qualcuno non si fidasse di queste stime, può essere utile rammentare che per portare a termine il terzo reattore in costruzione in Europa, quello inglese di Hinkle Point, il Governo inglese ha dovuto sottoscrivere un accordo con la società EDF che lo sta realizzando che lo obbliga ad acquistare per 35 anni tutta l’elettricità prodotta a un prezzo bloccato di 12 centesimi di euro per kWh.
Qualcuno afferma che si tratta in realtà di tecnologie oramai superate e che nuove generazioni di reattori potranno abbassare drasticamente i costi, come affermano importanti gruppi industriali proprietari di queste tecnologie. Ma considerata l’esperienza fin qui vissuta con l’industria nucleare, bisognerebbe valutare con molta attenzione queste affermazioni. Ricordando che quando 17 anni fa partirono i cantieri dei due reattori nucleare di Flamanville e Olkiluoto il costo previsto da progetto, sulla base del quale si decise di realizzare gli impianti, era di appena 2.000 dollari per kW. Sarebbe molto utile che nel dibattito pubblico italiano sull’energia si potesse discutere nel merito di questi numeri, rinunciando alla tentazione di facili quanto poco fondate dichiarazioni, ed è quello che proveremo a fare nel corso della terza edizione della Conferenza nazionale sul clima di Italy for Climate il prossimo 14 luglio alla quale, ovviamente, siete virtualmente tutti invitati.