20:44 Crisi climatica: la finestra per agire sempre più stretta
Il cambiamento climatico è una minaccia grave e crescente: il suo impatto sulla natura e sull’uomo è sempre più intenso e frequente. La finestra per agire “diventa sempre più stretta”, nonostante gli sforzi per ridurre i rischi e “finora i progressi in materia di adattamento non sono uniformi” e non sono sufficienti.
Il secondo volume (WG2) del Sixth Assessment Report (AR6) dell’IPCC “Cambiamento climatico 2022: impatti, adattamento e vulnerabilità“ può essere letto come un avvertimento sulle conseguenze dell’inazione. Questo secondo volume del Report AR6, infatti, aggiorna e approfondisce gli aspetti di impatto e di adattamento alla crisi climatica, e arriva qualche mese dopo il primo volume (WG1), che si è invece occupato di aggiornare la base scientifica della nostra conoscenza dei cambiamenti climatici in corso. Fra qualche mese sarà pubblicato il terzo volume (WG3), che si focalizzerà invece sugli aspetti di mitigazione, ovvero di azione per ridurre le emissioni di gas serra. Questi tre volumi insieme costituiscono la rassegna più completa e aggiornata delle conoscenze scientifiche sui cambiamenti climatici, che l’IPCC (l’organo tecnico delle Nazioni Unite sul clima) aggiorna ogni 7 anni.
Con un riscaldamento globale di 1,5°C, nei prossimi due decenni il mondo affronterà molteplici rischi climatici inevitabili. Anche il superamento temporaneo di questo livello di riscaldamento provocherà ulteriori gravi impatti, alcuni dei quali “saranno irreversibili”. È necessaria, quindi, dice il Rapporto, un’azione urgente per affrontare i rischi crescenti. L’aumento di ondate di calore, siccità e alluvioni sta già superando le soglie di tolleranza per piante e animali, causando mortalità di massa in alcune specie. Sono, infatti, proprio le azioni di oggi a determinare “il modo in cui le persone si adattano e la natura risponde ai crescenti rischi connessi ai cambiamenti climatici”.
Questi eventi meteorologici estremi si stanno verificando simultaneamente, causando impatti a cascata che sono sempre più difficili da gestire. Gli eventi estremi hanno esposto milioni di persone a grave insicurezza alimentare e idrica, soprattutto in Africa, Asia, America centrale e meridionale, nelle piccole isole e nell’Artico. Gli scienziati stimano che più di 3 miliardi di persone vivono oggi in contesti altamente vulnerabili alla crisi climatica. Per evitare una crescente perdita di vite umane, biodiversità e infrastrutture, è necessaria “un’azione ambiziosa e accelerata” per adattarsi al cambiamento climatico e, allo stesso tempo, ridurre rapidamente e profondamente le emissioni di gas serra. Ad oggi, si legge nel rapporto, i progressi sull’adattamento non sono uniformi ed è sempre più ampio il divario tra le azioni intraprese e ciò che è necessario fare per affrontare i crescenti rischi connessi ai cambiamenti climatici.
“Il rapporto – ha dichiarato Hoesung Lee, presidente dell’IPCC- sottolinea l’urgenza di un’azione immediata e più ambiziosa per affrontare i rischi climatici. Le mezze misure non sono più una possibilità”.
Per realizzare un modello di sviluppo resiliente al clima, afferma il Rapporto, è già adesso, con gli attuali livelli di riscaldamento, una sfida complessa. Questo obiettivo sarà ancora più difficile da raggiungere se il riscaldamento globale dovesse superare la temperatura di 1,5°C. In alcune regioni, realizzare uno sviluppo resiliente ai cambiamenti climatici sarà una cosa impossibile se il riscaldamento globale dovesse superare i 2°C.
Gli scienziati del clima dell’Onu esaminano anche i rischi clima che dovranno affrontare le varie arie geografiche del globo. Per l’Europa, indicano quattro categorie di rischi-chiave ciascuno correlato al livello di riscaldamento globale e alle azioni di adattamento, esse sono: ondate di calore su popolazioni e ecosistemi, rischi per la produzione agricola, rischi di scarsità di risorse idriche e rischi prodotti da maggiore frequenza e intensità di inondazioni. Per quanto riguarda l’area mediterranea, essa continuerà a riscaldarsi maggiormente della media globale, particolarmente in estate sia per quanto riguarda l’ambiente terrestre che per quello marino, sia per le temperature medie che per le ondate di calore.