12:17 Per la neutralità climatica serve una strategia sull’efficienza dei materiali
EDITORIALE DI EDO RONCHI
Affrontando la transizione alla neutralità climatica al 2050, solitamente, si pone l’attenzione su due priorità: lo sviluppo delle fonti rinnovabili e l’efficienza energetica. Ne manca una terza: l’efficienza dei materiali.
Il consumo mondiale di materiali è cresciuto da 27,6 Gt (miliardi di tonnellate) nel 1970 a 109,2 Gt nel 2017: di circa 4 volte, con un tasso di crescita doppio di quello della popolazione. Con una simile crescita del consumo di materiali non è possibile raggiungere la neutralità climatica.
Di questo si occupa un recente rapporto dell’IRP (International Resource Panel) e dell’UNEP (United Nations Environment Programme): “Resource Efficiency and ClimateChange: Material Efficiency Strategies for a Low-Carbon Future”, 2020.
Il Rapporto parte da alcuni dati: l’estrazione e il trattamento dei materiali generava nel 1995 5 Gt (miliardi di tonnellate) di CO2 eq. di gas serra, pari al 15% delle emissioni totali; nel 2015 tali emissioni sono cresciute a 11,5 Gt, al 23% di quelle totali: 4,8 Gt generate dalla produzione di acciaio, di ferro e altri metalli, 4,4 Gt dalla produzione di cemento e simili, 1,5 Gt dalla produzione di plastica e gomma e 0,9 Gt dalla produzione di legname. Le emissioni di gas serra, generate da estrazione, trattamento e utilizzo di materiali, in vent’anni sono più che raddoppiate e tendono ancora a crescere velocemente: come facciamo a tagliarle dell’80/90%, per arrivare alla neutralità climatica nei prossimi 30 anni?
Il Rapporto cita, come esempi particolarmente significativi per affrontare questa problematica, due settori: quello degli edifici e quello delle automobili. Una strategia di uso efficiente e di riciclo dei materiali (cemento, ferro, legno, plastica, vetro, etc.) potrebbe portare entro il 2050, nei Paesi del G7, a una riduzione dell’80/90% delle emissioni di gas serra nella costruzione degli edifici.
Le emissioni di gas serra in questo settore dipendono dalla quantità e dalla tipologia dei diversi materiali impiegati, dalle modalità di costruzione e demolizione, compreso il riciclo e il riutilizzo, e dalla durata degli edifici. Buona parte dell’efficienza del ciclo di vita dei materiali nelle costruzioni – osserva il Rapporto – è determinata già nella fase di progettazione che stabilisce materiali e componenti da utilizzare per la costruzione, come utilizzarli, l’eventuale recupero e riciclo dei rifiuti; le modalità di intervento per il riuso di edifici esistenti; la manutenzione e la durata nonché la gestione del fine vita degli edifici.
Le pubbliche autorità possono giocare un ruolo attivo per promuovere l’efficienza dei materiali nelle costruzioni fissando standard e norme di regolazione per il loro uso, per il riutilizzo e il riciclo dei rifiuti, per le tecniche di costruzione, per stabilire il livello di priorità della rigenerazione urbana, del risanamento e del riuso di edifici esistenti.
Nella produzione di automobili vi possono essere importanti miglioramenti dell’efficienza dei materiali nei processi produttivi, nella riduzione e nel riuso degli scarti di produzione e nel riciclo a fine vita. Ma non basta: le città sono piene di auto, ferme per la maggior parte del giorno e usate per trasportare, in genere, una sola persona, che generano, oltre a congestione del traffico e inquinamento, anche un enorme spreco di tonnellate e tonnellate di materiali, impiegate per la loro fabbricazione.
Una riduzione del consumo inefficiente dei materiali richiede quindi di diminuire anche il numero di auto di proprietà e di uso individuale e di aumentare il trasporto pubblico, la sharing mobility (l’uso condiviso) e il carpooling (l’auto di gruppo). Tutte insieme, le misure per aumentare l’efficienza dei materiali potrebbero portare una riduzione di emissioni nel settore della produzione di automobili del 57/70% nei Paesi del G7 al 2050.