11:08 Agricoltura europea a rischio, Italia più colpita. Studio AEA
L’impatto negativo della crisi climatica colpirà duramente l’agricoltura, soprattutto nei paesi del sud Europa dove tra trent’anni la produzione di coltivazioni non irrigue, come grano, mais, barbabietole da zucchero, potrebbe diminuire del 50%, il valore dei terreni si potrebbe ridurre dell’80% entro il 2100 e l’Italia sarebbe la più colpita.
L’Italia potrebbe, infatti, subire la più grande perdita aggregata di valore dei terreni agricoli d’Europa, tra 58 a 120 miliardi di euro entro il 2100, una diminuzione tra il 34 e il-60% a seconda degli scenari climatici presi in considerazione.
Gli impatti socio-economici sull’ agricoltura europea prodotti dai cambiamenti climatici sono disegnati dallo studio dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA), appena pubblicato, “Climate change adaptation in the agriculture sector in Europe”, che afferma che l’adattamento ai cambiamenti climatici deve essere una priorità assoluta per il settore agricolo dell’Unione europea se si vuole migliorare la resilienza a eventi estremi come siccità, ondate di calore e inondazioni.
Gli impatti negativi del cambiamento climatico, come evidenzia lo studio, si fanno già sentire in tutta Europa, causando perdite economiche per gli agricoltori e per il settore agricolo dell’UE che per il 2050 sono quantificate nel 16%. Il cambiamento climatico futuro potrebbe anche avere alcuni effetti positivi, nei paesi del nord Europa, a causa di stagioni di crescita più lunghe e di condizioni di coltura più adatte, ma questi effetti saranno compensati dall’aumento degli eventi estremi che incidono negativamente sul settore
La maggior parte dei paesi membri dispone di strategie nazionali di adattamento. Sebbene tutte queste strategie includano l’agricoltura come settore prioritario, solo un numero limitato di paesi comprende misure di adattamento specifiche per il settore agricolo. L’adattamento a livello agricolo spesso non avviene a causa della mancanza di finanziamenti, del sostegno politico all’adattamento, della capacità istituzionale e dell’accesso al know-how di adattamento. La relazione dell’AEA sottolinea che sono necessarie maggiori conoscenze, innovazione e sensibilizzazione per migliorare l’uso efficace delle misure di adattamento già disponibili, come l’introduzione di colture adattate, tecniche di irrigazione migliorate, margini sul campo e diversificare le colture o l’agricoltura di precisione . Queste pratiche dovrebbero anche portare a una riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e di inquinanti atmosferici, a una migliore gestione del suolo e delle risorse idriche, che a sua volta contribuirà a preservare gli ecosistemi locali e la biodiversità.
Il settore agricolo svolge inoltre un ruolo cruciale nella riduzione delle emissioni di gas a effetto serra. L’agricoltura rappresenta, infatti, circa il 10 % di tutti i gas a effetto serra nell’UE. Mentre le emissioni di gas a effetto serra provenienti dall’agricoltura sono diminuite dal 1990, il settore dovrà fare di più per contribuire a raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra dell’UE entro il 2030 e il 2050.
Per ridurre le emissioni di gas a effetto serra e di inquinanti atmosferici, l’Europa deve rimodellare il proprio sistema alimentare e ridurre le emissioni agricole dei fertilizzanti, dello stoccaggio del letame e del bestiame. Anche il comportamento dei consumatori dovrà cambiare. Cambiare le diete, come mangiare meno carne e ridurre gli sprechi alimentari contribuirebbe a ulteriori riduzioni.
Uno dei rischi incombenti per l’ agricultura, conseguente ai cambiamenti climatici, è la desertificazione dei terreni. Il Joint research centre (Jrc) dell’Ue mostra che le aree ad alto rischio interessano già fino al 44% del territorio della Spagna, il 33% del Portogallo e quasi il 20% della Grecia e dell’Italia.